Gli stereotipi di genere

    Stereotipi, non è questione di essere donne o uomini

    Gli stereotipi nascono dal bisogno degli esseri umani di categorizzare e mettere in ordine il mondo in cui ci ritroviamo.

    Le categorie servono a far fronte alla realtà sociale semplificandola il più possibile e permettere di comunicare e comprendersi a vicenda.

    Gli stereotipi, infatti, derivano dall’interazione e dall’apprendimento e sono diversi e specifici per ogni gruppo sociale.

    La parola “stereotipo” deriva dalle parole greche stereos, duro o rigido, e typos, impressione; si tratta di un neologismo coniato dal tipografo Firmin Didot per riferirsi al metodo di permetteva di ottenere una composizione tipografica fissa.

    Infatti, gli stereotipi si possono vedere come degli stampi: gli individui che appartengono allo stesso gruppo vengono giudicati simili tra loro per alcuni tratti e caratteristiche.

    Queste caratteristiche comuni e salienti diventeranno gli stereotipi per quel gruppo sociale.

    Siamo immersi negli stereotipi fin dalla nascita, la società ci viene presentata attraverso la lente degli stereotipi, perciò, molto spesso non ci si rende conto di usarli.

    Tra gli stereotipi più comuni ci sono quelli che riguardano il genere; questo accade perché i comportamenti delle persone nei confronti dei bambini sono influenzati dal sesso di appartenenza dell’infante.

    Gli stereotipi di genere

    Gli stereotipi di genere sono le credenze su quali dovrebbero essere i comportamenti, gli atteggiamenti e l’aspetto che dovrebbero avere gli individui sulla base del genere di appartenenza.

    Queste credenze vengono trasmesse con l’educazione esplicita dicendo apertamente che un dato comportamento è “poco femminile” o “poco maschile”.

    Vengono tramandati anche, e soprattutto, attraverso giudizi impliciti: lo stesso comportamento provoca una reazione diversa negli altri quando viene messo in atto da un maschio o da una femmina.

    Sebbene molti stereotipi di genere non trovino fondamento nella società, questi persistono nella società e danno luogo a un atteggiamento discriminatorio e limitante: il sessismo.

    Il sessismo è un termine che fa riferimento alla tendenza a valutare le capacità i comportamenti di una persona in base al sesso.

    Si possono avere pensieri e atteggiamenti sessisti sia verso gli uomini che verso le donne in quanto nella società sono presenti stereotipi che riguardano entrambi i generi. Il genere femminile, però, ha stereotipi molto più pressanti e opprimenti e per questo subiscono più discriminazioni rispetto agli uomini.

    C’è da sottolineare anche che a mettere in atto atteggiamenti sessisti nei confronti delle donne non siano solo gli uomini, ma anche le donne. Questo è dovuto proprio al fatto che gli stereotipi permeano l’intera società e molte volte l’individuo ne è talmente immerso da non metterli neanche in discussione.

    Il sessismo si può dividere in due macrocategorie: il sessismo ostile e il sessismo benevolo.

    Il primo è il più semplice da identificare e, per questo, anche quello più conosciuto e condannato e riguarda l’antipatia dichiarata e le relative discriminazioni sulla base del genere in tutti gli ambiti della vita sociale.

    Il sessismo benevolo, invece, è più subdolo e meno facile da notare.

    È un atteggiamento più diffuso verso le donne e nasce proprio dagli stereotipi di genere. È legato alla visione tradizionale dei generi e della relativa divisione dei compiti: mentre all’uomo vengono attribuite caratteristiche che gli permettono di gestire la complessità sociale (intelligenza, forza), la donna ha qualità opposte (capacità di cura, emotività).

    In base a questa differenziazione di genere, quindi, l’uomo avrebbe il compito di proteggere la donna: il sessismo benevolo, quindi, fa riferimento a tutti quei comportamenti pro-sociali come aprire la portiera, pagare il conto e fare regali.

    Sono tutti comportamenti positivi, ma che alla base hanno lo stereotipo della donna debole e che giustificano anche il relegamento delle donne ai ruoli domestici e di cura dei figli.

    Ci siamo soffermati principalmente sul sessismo contro il sesso femminile, ma gli stereotipi di genere colpiscono anche gli uomini, punendo, appunto, tutti quegli atteggiamenti che sono visti come più femminili: la sensibilità, la cura verso il proprio corpo, farsi carico della casa e dei figli.Gli stereotipi di genere colpiscono tutti, anche se con forza e con implicazioni diverse, e sono, quindi, un problema di tutti, non solo delle donne.

    Il sessismo nella coppia

    Gli stereotipi di genere e il sessismo possono incidere sulla salute di coppia sia in maniera diretta, sia in maniera indiretta.

    Il sesso, secondo gli stereotipi, è un’attività che interessa attivamente l’uomo, mentre la donna lo subisce passivamente. In pratica, mentre per l’uomo lo scopo principale è quello di svago, per la donna ha due fini: la procreazione e il tenere legato a sé l’uomo.

    In base agli stereotipi, infatti, la donna deve mostrarsi casta e pura e questo ha un impatto non solo nella vita quotidiana, ma anche in caso di violenza.

    Spesso la vittima viene colpevolizzata: chi non ha mai sentito chiedere come fosse vestita una vittima di stupro? O dove si trovasse, se avesse bevuto. Come se uno di questi comportamenti giustificasse l’abuso subito.

    Ma la vittimizzazione non colpisce solo le donne: quando un uomo subisce uno stupro, questo viene immediatamente avvicinato a una donna perché si è mostrato debole e non è stato “abbastanza uomo” da difendersi da solo.

    La visione della donna come colei che si prende cura della casa, dei figli e del marito, porta anche a giustificare la violenza domestica, come se il marito avesse tutto il diritto di punire sua moglie qualora lei non rispettasse i propri compiti.

    Nella vita sessuale normale, la donna risulta limitata dalle imposizioni sociali che gli sono state insegnate fin da bambina che sono state introiettate e le impediscono di esplorare al meglio i propri desideri e le proprie pulsioni.

    Allo stesso tempo, anche l’uomo potrebbe limitare i propri desideri perché tutte le attività che potrebbero avvicinarlo a una donna, lo renderebbero appunto meno uomo e verrebbero evitate.

    Gli stereotipi di genere influenzano anche la sfera dell’orientamento sessuale, in particolare la categoria che ha subito e subisce discriminazioni, anche violente, sono i gay.

    Questo avviene proprio perché un uomo omosessuale viene visto come un uomo che si è “abbassato” al ruolo di donna nella relazione.

    Infatti, in un gruppo sociale, più l’individuo si allontana dagli stereotipi, più subirà delle conseguenze negative, dei comportamenti discriminatori che servono per riportare la persona all’interno della categoria di appartenenza e quindi a mantenere unito il gruppo.

    Gli stereotipi di genere sono la categorizzazione più diffusa nella società in quanto il sesso è l’aspetto più saliente che distingue gli individui. L’educazione stessa parte proprio basandosi sul sesso di appartenenza e serve a insegnare il ruolo di genere.Questi stereotipi, però, si sono formati in una società che non esiste più e che non trova un riscontro nel comportamento attuale degli individui, con la conseguenza che creano delle discriminazioni che limitano la vita delle persone e, a volte, la possono mettere in pericolo.

    Conclusione

    Gli stereotipi di genere, colpiscono tutti, non guarda se si è maschi o femmine, gay o etero. E ogni genere ha le proprie difficoltà, benché il genere femminile sia più colpito, anche il genere maschile ha le proprie problematiche.

    Una buona educazione sessuale, può evitare la creazione di molti stereotipi di genere, in quanto si impara il rispetto e la comprensione delle proprie emozioni e quelle altrui, da strumenti per convivere con il proprio corpo e i disagi derivanti da esso. Insegna a conoscere se stess*.

    Combattere gli stereotipi di genere è una cosa estremamente importante

    P.S: Vediamo di non confondere i dati con le opinioni

    Consiglio d’acquisti

    Il primo che vi consigliamo di leggere è:

    Violeta Benini, la divulvatrice, divulgatrice sessuale, sex blogger e ostetrica

    • Senza tabù: libro dedicato ai più giovani, ma decisamente adatto anche agli adulti di Violeta Benini, la divulvatrice, divulgatrice sessuale, sex blogger e ostetrica

    Jüne Plã, illustratric*, ha creato un libro che ha fatto molto parlare di sè

    • Club Godo. Una cartografia del piacere: il nome dice già tutto, ma molto interessante da leggere, sfogliare, trarre ispirazione di Jüne Plã, illustratric*, ha creato un libro che ha fatto molto parlare di se

    Michele Spaccarotella, psicologo e psicoterapeuta, ha creato una interessante guida al piacere digitale, come orientarsi nell’online (e offline)

    • Il piacere digitale: una interessante guida che aiuta a riflettere e interpretare la sessualità di Michele Spaccarotella, psicologo e psicoterapeuta, ha creato una interessante guida al piacere digitale, come orientarsi nell’online (e offline)

    Tristan Taormino, divulgatrice, regista di film porno e altro ancora, ha creato una serie di libri molto interessanti, ma qui vi consiglio qualcosina per il di dietro

    Morena Nerri, conosciuta anche come le_sex_en_rose, divulgatrice e sexual blogger. Le sue interviste nude sono oramai famose

    Dossie Easton, una scrittrice e psicoterapeuta statunitense

    Emily Nagoski, direttrice di Educazione al benessere e docente di Sessualità femminile presso lo Smith College

    Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa

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    Stefano | Red Rope

    Mi chiamo Steve, ma sono conosciuto anche come Red, voglio divulgare nel mondo la bellezza della sessualità, ho da sempre lavorato in questa direzione, la divulgazione sessuologica è molto importante per me, ma anche per tutti coloro che la vorranno ascoltare.

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